Come ti piace definirti? Quindi, oltre a dire counselor, perché poi tu sai anche molto più che un counselor.
Esatto, infatti la mia figura, io in realtà la parola counselor non la uso spesso, la mia figura è personal trainer online e life and mental coach. Devo fare un inciso, nel senso che io sono nata inizialmente come life coach, poi dopo ho preso, ho fatto altri master per diventare performance coach, quindi sport coach o mental coach, più o meno sempre la stessa cosa. Business coach, quindi parte lato aziendale, comunicazione aziendale e poi ho scelto di fare la scuola triennale di counseling, io ho fatto counseling sistemico rogersiano integrato.
Come si chiama la scuola che hai fatto?
La scuola adesso ha chiuso, ha chiuso l’anno scorso, si chiamava scuola di counseling di Gorgonzola, loro è un centro di psicologia, psicoterapia e counseling, quindi facevano tutte e tre le cose e questa psicoterapeuta, crede così tanto nel counseling che da 15 anni che aveva questa scuola, soltanto ormai era anziana. Non c’è stato il cambio generazionale.
Non è riuscita a passare qualcuno che avesse l’interesse di portare avanti la scuola e quindi ora è comunque solo, è un centro.
Io mi ricordo che tu hai studiato anche qualcosa con la nutrizione.
Io ho avuto la laureata in nutrizione umana, non ho fatto l’esame di stato perché dopo avermi laureata ho capito che non era la mia strada, quindi da lì mi sono buttata nello sport, quindi sono diventata personal trainer FIPE, crossfit coach livello 1, poi livello 2. Poi ho capito che volevo approfondire più la parte mentale mia e anche delle persone e quindi ho fatto prima un percorso mio con un mental coach perché era un momento buio della mia carriera di crossfitter, quando mi sono fatta male mi è crollato il mondo addosso perché ho detto ok mi sono fatta male, non sono più un’atleta, quindi chi sono? Quindi ho fatto un percorso con lui, da lì mi sono affascinata dalla professione e ho deciso di fare tutte queste scuole e master e sono stati praticamente 5 anni di studio tra coaching e counseling. Quindi io mi vendo come personal trainer FIPE ma perché è brutto da dire ma il coaching ad ora è un pochino più riconosciuto a livello italiano rispetto al counseling, quindi il counseling c’è nel mio CV, però non ne parlo solo per questo motivo.
Guarda l’unica realtà dove è realmente riconosciuto (counseling) e dove io lavoro come counselor a 360 gradi è il carcere di Bollate perché io ho lavorato dal 2021 fino ai 2023, nel 2024 non abbiamo rinnovato il progetto, come counselor in un’associazione di counselor dove è l’unica realtà dove ho visto che c’è rete perché gli psichiatri e psicoterapeuti che avevano in carico i detenuti ce li mandavano a noi nei nostri vari progetti e io lì lavoravo come counselor a 360 gradi, ero riconosciuta da tutte le istituzioni di persone all’interno del carcere come counselor.
Però sei entrata con un’associazione, non direttamente?
Sono entrata con un’associazione perché ho fatto il tirocinio lì dentro della scuola e io mi sono trovata bene, loro si sono trovati bene con me e allora mi sono associata a loro e ho lavorato con loro, sì.
Come si chiama l’associazione?
Altri Noi Onlus, Altri Noi tutto staccato Onlus staccato.
Allora guarda ti dico, quest’anno noi poi non abbiamo rinnovato perché è cambiata la legge a livello italiano e è diventata molto più, cioè ti chiede molto più cose, devi essere un’associazione ma con più persone, con ognuno un ruolo ben definito, cioè è diventata molto più ostica.
E siccome noi siamo counselor, non siamo commercialisti, non siamo segretari, cioè ti chiedevano delle cose davvero, dovevi prendere delle figure apposite da pagare, il punto è che noi lavoravamo in metà volontariato e metà pagate, vuol dire che quella paga che è piccola che prendevamo l’avremmo dovuta spendere per pagare queste persone, per farci tutta la burocrazia, allora per quest’anno abbiamo deciso di non rinnovare o comunque ad ottobre magari di riniziare ma solo in buon volontariato così non abbiamo queste problematiche.
Come hai integrato le tue competenze di counselor all’interno dell’ambiente fitness?
Allora, a livello di carcere io facevo fitness counseling, quindi abbiamo proprio creato un progetto dove con il movimento corporeo si andava a lavorare su punti molto più alti, non solo all’allenamento fisico ma anche proprio il rientro nella socialità, il mettere la persona in primo piano, il dedicare del tempo alla persona e aspettare che la persona ti desse dei riscontri, quindi era un lavoro molto più counseling che fisico, quindi la persona era al centro, il gruppo era al centro, io gestivo e basta ma poi stavo nelle loro dinamiche, invece al di fuori del carcere io l’ho integrato con il coaching e quando faccio le mie sessioni in realtà non vado a scenderlo nel fitness ma io con la persona lavoro a 360 gradi nel senso che se la persona mi porta la difficoltà nel cambio lavoro che non riesce a fare, non riesce a fare il passo io lavoro su quella cosa lì, quindi metto insieme le competenze di coaching e counseling e lavoro con la persona mettendola sempre al centro, restando con quello che la persona mi porta.
Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato all’interno del, vabbè qua è counseling in ambito fitness però mi puoi dire la sfida più grossa in generale?
La sfida più grossa secondo me è farmi riconoscere come tale professionista perché io, sempre qua ci sta il gioco dei ruoli no? Io il mio ruolo era atleta, quando prima ho fatto 9 anni l’atleta di salto con l’asta ho smesso, 9 e 7 anni l’atleta di crossfit io ero atleta, quindi dovevo per forza parlare solo di sport o di quello che stavo facendo a livello sportivo. Quando ho iniziato con i vari corsi io mi sono messa in gioco, mi sono fatta pubblicità come mental coach inizialmente poi counselor eccetera, ma io venivo riconosciuta come atleta e quindi veniva visto come fuffa il resto. Un po’ perché a livello società italiano non era riconosciuto niente, cioè non se ne parlava e un po’ perché il mio ruolo era quello di atleta, non quello di mental coach, counselor, quindi per me è stato davvero difficile farmi riconoscere come professionista anche in quell’ambito.
Come dire passare dall’altra parte della palizzata?
Bravissima, sì.
Invece la più grande soddisfazione che hai avuto lavorativa?
Qua ne ho avute tante e per me sono grandi soddisfazioni ogni volta che un percorso si conclude e le persone mi ringraziano ma perché raggiungono i propri obiettivi oppure comunque non l’hanno raggiunto ma sono istradati verso quello che volevano realmente. E uguale nel carcere per me la soddisfazione più grande è proprio vedere i progressi che fanno queste persone, persone che anche perché io nel carcere lavoravo con le persone più problematiche, cioè proprio che arrivavano da me che erano delle amebe, cioè trascinavano i piedi, vestiti male, sporchi, non avevano cura di sé, non sapevano muoversi e quindi vedere che magari dopo 5-6 incontri già arrivavano con il completino d’allenamento, dove iniziavano a camminare molto meglio, molto più sicure di sé, cioè per me quello a me faceva emozionare tantissimo perché sapevo che un piccolino, un briciolino c’era stato anche di mio, quella progressione e soprattutto quando poi mi venivano a dire guarda io non vengo più perché ho altro da fare, nel carcere quando ti dicono così vuol dire che hai vinto.
Cosa consiglieresti a chi aspira ad intraprendere un percorso simile al tuo?
Allora consiglio di farlo, cioè se vuole farlo, nel senso si sente che è la strada giusta di farlo, ma prima di farlo scegliere le scuole giuste perché c’è davvero tanta fuffa anche sotto questo punto di vista in giro, ci sono i weekend, diventa mental coach, diventa counselor in due giorni e non è assolutamente così, quindi prima informarsi, fare dei colloqui con i referenti delle scuole, capire quale scuola è la più adatta per sé perché ad esempio io prima di scegliere la scuola di counseling di Gorgonzola ho fatto quattro colloqui con quattro scuole diverse con indirizzi anche diversi e lì ho sentito proprio il richiamo. Quindi questa prima di tutto e la seconda cosa è di fare tanta pratica e fare quindi delle scuole che siano in presenza, non online, perché adesso c’è questa cosa dell’online e tante persone, perché mi chiedono informazioni, eh ma io lavoro, non riesco a andare nel weekend a fare la scuola, ho capito, ma se tu non vai in presenza non riesci a far passare proprio quella cosa che il counseling, il coaching, l’umano ti passa, l’online, il computer comunque mette una barriera, quindi sono queste cose qua, cioè informarsi sulle scuole e farla in presenza e poi crederci, perché se in primis non ci crede la persona non va da nessuna parte.
Se ti dovessi immaginare, adesso non è il tuo caso perché a livello di personal branding e di marketing sei a posto, hai già il tuo modo di comunicare, ma se fossi interessata a un corso come il nostro, quale potrebbe essere un argomento che ti piacerebbe approfondire o che ti sarebbe piaciuto approfondire all’inizio?
Allora ti dico, io faccio una premessa, quando ho fatto la scuola io volevo mantenere le due cose divise, nel senso che ho cercato di fare comunicazione per il fitness e comunicazione solo per il counseling.
Se non mi ricordo male avevi due pagine infatti di Instagram.
Sì, avevo due pagine e quindi ho cercato di portare avanti questa cosa, ma io ero molto più forte nel fitness naturalmente e quindi la parte coaching e counseling non veniva cagata, comunque eravamo sempre lì, non era credibile.
Quindi in quel caso, mettiamo caso che io non avesse avuto la parte fitness, io mi trovavo a viaggiare in acque non conosciute, quindi io pubblicavo, cercavo di farmi pubblicità ma senza sapere bene dove andare a parare, cosa fare, come farlo e quindi poi ho deciso, e giustamente perché io sono una non sono due, di unire le due cose. La scintilla, quindi secondo me la prima cosa da fare è capire se la persona ha altre competenze, quindi da poter creare un’unica grossa competenza o comunque tante competenze per creare un’unica figura o capire se andare solo nella linea.
Quindi da lì, secondo me è importante avere qualcuno che ti può aiutare soprattutto all’inizio, cosa devi fare, come lo devi fare, come devi pubblicare, come devi parlare, cioè non è semplice, io ho fatto da autodidatta e mi è andata bene, ma magari non mi sarebbe andata bene nel fitness farlo.
Non è stato semplice anche capire di mettere insieme le cose perché io le vedevo divise e come faccio a metterle insieme, cosa può diventare, invece ho capito che io ora mi sono indicizzata nelle donne e ho capito che serve anche quella parte lì, ma anche se è distaccata dal fitness.
Io per esempio se dovessi descrivere quello che tu fai senza andare a guardare, senza leggere, a me di pancia mi viene da dirti che tu sei un’esperta, è bravissima ad aiutare tutte quelle donne che non vanno d’accordo con loro stesse, questo è quello che negli anni ho percepito, nel senso di imparare a volersi bene perché se ti massacri H24 è la fine. Quindi quello che trasmetti è amore, amore per se stessi.
Ma è perché è così che funziona, si può solo dare quello che si è vissuto. Esatto, infatti quelle ragazze che poi vogliono qualcosa in più a livello di performance eccetera, basta, il percorso come è finito e vanno verso il coach di turno. Certo che è specializzato in quello.
Io adesso non so se è una cosa condivisa anche per te, io per esempio per tanti anni ho sofferto perché quando ti piacciono tante cose non eccelli in niente, nel senso arrivi lì e poi passa quello dopo, però sapere che esiste come categoria, che uno dice è un multitalento, dici wow anch’io una categoria, non è che sono un’eterna seconda, è che ho un ventaglio pazzesco.
Ma guarda io questa cosa qua oltre a provarla nella vita di tutti i giorni, io l’ho provata anche nello sport perché se ci pensi il salto con l’asta è l’insieme di tante discipline perché hai la corsa, lo scatto, hai la ginnastica, la forza. Se io andavo a fare gare di solo corsa, solo stacco, salto in lungo, solo forza, facevo cagare, metti insieme salto con l’asta, campionessa italiana cinque volte.
Se io facevo solo sollevamento pesi, sì quella volta mi andava bene perché comunque ero forte, ma non ce la facevo anche mentalmente a mantenere tanti workout diversi, tanti esercizi diversi, ero forte. Quindi anche nello sport io ero e sono multidisciplinare, cioè sono bravina in tutto.
Però anche nel percorso di studi? Perché alla fine hai la base della nutrizione, hai le basi del coach, hai il counseling. È bello questo fascino che alla fine tutto torna. Bisognerebbe fare come Benjamin Button, nascere grandi e diventare piccoli così te la godi.
Vero, anche perché spegni il cervello a un certo punto, pensi solo al gioco, al divertimento.
Io sono un’eterna con la testa tra le nuvole da una parte e dall’altra invece a volte sono così minuziosa e organizzata, ma organizzata nelle mille cose che devo fare. Certo. Non ce n’è una.
Arthur Ashe